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08.03.09 BRESCIA: La violenza sulle donne non ha confini

CAPACI DI REAGIRE
NON IN NOSTRO NOME IL VOSTRO RAZZISMO!
NOI LE RONDE NON LE VOGLIAMO!
 
ANGELA DAVIS, ADA GOBETTI, LEILA KHALED, COMANDANTE RAMONA, HARRIET TUBMAN, NORA CONNOLLY O BRIEN,   LOUISE MICHEL, EMMA GOLDNAM, PHOOLAN DEVI, LUCIA SANCHEZ SAORNIL, VERA ZASULICH, QIU JIN, MIA…

Differenti donne in differenti paesi ed epoche storiche. Insegnanti, filosofe, contadine, operaie. Capaci di reagire. Libere di agire. Rivoluzionarie e combattenti.
Sono comparse nella notte sui muri di questa città. Mentre si organizzano ronde per “difendere” le donne dalla violenza e si sdogana ogni forma di razzismo con la scusa di “proteggerle”.

Le ricordiamo alla vigilia dell’8 marzo 2009 per urlare il nostro disgusto davanti a queste politiche da ventennio agite e agitate in nostro nome e a nostra difesa. Per dire ancora che la violenza sulle donne non ha confini. E ha un solo tratto comune: è agita dagli uomini sulle donne.

Per ricordare che la violenza è in Europa la prima causa di morte e invalidità permanente per le donne di età compresa fra i 14 e i 66 anni, che gli abusi si manifestano sì nelle strade ma soprattutto fra le mura domestiche ad opera di persone conosciute, dove hanno la loro espressione più continuativa e massiccia.

Le ricordiamo per denunciare l’uso e l’abuso del corpo della donna, sempre esposto, disponibile e lascivo. Contro i mezzi di comunicazione di massa e la pubblicità, colpevoli di generare la «cultura» dello stupro e di strumentalizzare i fatti di cronaca.
Contro il silenzio assordante che da troppo tempo offusca e distorce il tema della violenza sulle donne.

Le ricordiamo, e sono solo alcune, perché sono sfuggite al ruolo di vittima che la società aveva scritto per loro e si sono ribellate.

E ricordiamo che le donne continueranno a difendersi, a lottare e a denunciare con rabbia. Senza ronde e senza padroni.

C.S.A.Magazzino47
>> verso il 28 marzo 2009

ANGELA DAVIS
USA, 1944: Attivista del Partito Comunista e delle Pantere Nere

Fin da giovane prende parte al movimento statunitense per i diritti civili, diventando presto una delle leader dl Partito Comunista. Entra a far parte delle Pantere Nere e viene arrestata per la presunta partecipazione a una loro azione. Dopo la lunga detenzione  ricomincia il suo percorso di militanza, concentrando i suoi sforzi sul problema delle carceri, delle origini sociali della detenzione di milioni di afroamericani negli istituti penitenziari statunitensi.
La sua analisi apporta un contributo fondamentale alla costruzione di una teoria che allo stesso tempo spiega e da gli strumenti per cambiare il mondo. Individuando nello sfruttamento la radice dell’oppressione, dipinge il ritratto di un’unica classe, la classe lavoratrice, che nello stesso tempo subisce – e può combattere – razzismo e sessismo.
Attualmente insegna all’Università della California dove dirige anche il Women Institute.

ADA GOBETTI
Italia, 1902-1968: Staffetta Partigiana

Ancora studentessa di liceo, dà il suo contributo alla rivista Energie Nuove. Negli anni successivi lavora alla rivista "Rivoluzione liberale". Nel 1925 si laurea in Filosofia e in seguito si dedica all’insegnamento e a studi letterari e pedagogici. Partecipa alla Resistenza in Val di Susa come staffetta partigiana. Nel 1945 diviene vicesindaco di Torino e membro della consulta per il Partito d’Azione. Nel 1953 dirige, insieme con Dina Bertoni Jovine la rivista Educazione Democratica.

LEILA KHALED
Palestina, 1944: Attivista del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina

All’età di quindici anni diviene una delle prime aderenti dell’organizzazione panaraba radicale del Movimento Nazionalista Arabo. La sezione palestinese di questo movimento dà vita al Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP), in seguito alla guerra dei sei giorni del 1967.
All’inizio del 1969 segue un addestramento militare speciale all’interno di un campo del FPLP in Giordania. Il 29 agosto 1969 la Khaled prende parte assieme al pugile Salim Issaoui al dirottamento di un Boeing 707 della compagnia americana TWA, il volo TWA 840, in servizio fra Los Angeles e Tel Aviv. Viene arrestata nel 1970, in seguito al tentato dirottamento di un altro volo. In seguito entra in politica, viene eletta membro del Consiglio Legislativo Palestinese e presenzia regolarmente al Forum sociale mondiale. É inoltre membro dell’Unione generale delle donne palestinesi.

COMANDANTE RAMONA
Chiapas, 1959-2006: Zapatista

Attivista per la difesa dei diritti delle donne e dei loro lavori artigianali, Ramona è una figura centrale del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno (CCRI), la dirigenza dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), a partire dalla fine della sollevazione del popolo indigeno.
Nel 1993, la Comandante Ramona insieme alla Maggiore Ana María, realizzano una diffusa consultazione tra le comunità indigene zapatiste (allora clandestine) sullo sfruttamento delle donne, ed in seguito scrivono la Ley Revolucionaria de Mujeres. L’8 marzo di quell’anno, questa legge viene approvata.
Ramona affronta responsabilità molto importanti, come il comando militare a San Cristóbal durante la sollevazione del 1994. Nel febbraio di quell’anno, dopo che l’EZNL  dichiara il cessate il fuoco, Ramona è la prima rappresentante zapatista a parlare nei colloqui di pace con il governo. Due anni più tardi, quando le autorità messicane proibiscono agli zapatisti di partecipare al Congresso Nazionale Indigeno a Città del Messico, Ramona viene incaricata di rappresentarli. Il piano funziona perché il governo l’accetta  e lei si mette in viaggio per rappresentare gli zapatisti, parlando di fronte a 100 mila simpatizzanti nello Zocalo di Città del Messico, nell’importante incontro nazionale indigeno. Il governo messicano, sconcertato dalla popolarità della donna povera e indigena, tenta molte volte di minarne l’influenza, senza mai riuscirci.

HARRIET TUBMAN
USA, 1822-1913: attivista statunitense, combattente per la libertà della gente afro-americana.

Schiava fuggita, compie circa 19 viaggi per salvare circa 300 persone per mezzo dell’organizzazione “ferrovia sotterranea”. Agisce come convinta abolizionista della schiavitù. Durante la guerra civile svolge diverse attività, dalla cura dei rifugiati a vere e proprie operazioni di intelligence.

NORA CONNOLLY O BRIEN  
Irlanda 1893-1981: rivoluzionaria irlandese

Nora Connolly O Brien è una rivoluzionaria irlandese; è una delle fondatrici nel 1911  del Young Repubblican Party e organizza i primi scioperi della storia dell’Irlanda; nel 1916 combatte nell’insurrezione di Pasqua contro l’impero britannico. Durante l’insurrezione fa parte di un esercito di 220 persone, di cui 27 donne, che affrontano 12mila soldati britannici. Viene esiliata dall’Irlanda, ma fa ritorno a Dublino dove lavora nel sindacato dei trasporti, partecipa alla campagna elettorale del 1918 e finisce in prigione, difendendo la sua idea di una repubblica socialista dell’Irlanda, indipendente dal controllo britannico.

LOUISE MICHEL
Francia 1830–1905: insegnante anarchica comunarda

“Gli uomini più progressisti applaudono all’idea di uguaglianza dei sessi. Ho potuto constatare che come prima e come sempre ancora gli uomini, senza volerlo, vuoi per abitudini o vecchi pregiudizi, vogliono sì aiutarci, però si accontentano solo di sembrarlo. Prendiamoci allora il nostro posto e non aspettiamo d’averlo”.
Insegnante anarchica francese, crede fermamente nel ruolo dell’istruzione e nella lotta per l’autodeterminazione femminile: tutta la sua vita è dedicata ai suoi ideali e nessuno è mai riuscito a fermarla.
Entra in contatto col gruppo "I diritti delle donne" che rivendica lo stesso salario e la stessa educazione per uomini e donne. Diventa segretaria della "Società democratica di miglior morale" e si occupa dei diritti delle prostitute. E’ tesoriera di un Comitato di soccorso ai profughi russi. Aderisce all’internazionale dei Blanquisti.
Partecipa alla Comune, fatto per cui poi sarà deportata in Oceania. Fonda la "Lega delle donne.
 
EMMA GOLDNAM – RED EMMA
Russia 1869–1940: femminista anarchica

”Non è la mia rivoluzione se non si balla”.
Russa, di origini israeliane, emigra negli USA per fuggire dalla persecuzione antisemita. Si interessa presto di politica: viene implicata nell’assassinio di Henry Clay Frick, grande imprenditore che non esita a far uccidere gli operai che reclamano condizioni di lavoro migliori. Tiene numerose conferenze sia in inglese che in tedesco: alcune propriamente sull’anarchismo, altre su temi come l’emancipazione della donna, l’uso dei contraccettivi ed il controllo delle nascite; è una pioniera del movimento femminista degli anni ’60.
Nel 1894 viene incarcerata per un anno per aver incitato alla sovversione alcuni disoccupati in un suo comizio.
Durante la seconda guerra mondiale lei e Alexander Berkman costituiscono una Lega Anti-Coscrizione che intende spingere i giovani a rifiutare la cartolina-precetto ed a disertare; espulsi dagli Stati Uniti,si rifugiano in Russia dove Emma si scontra contro la realtà repressiva della Russia rivoluzionaria che la porta a stabilirsi in Canada.
“Ho imparato che tutti gli uomini latini trattano ancora le loro mogli o le loro figlie come esseri inferiori e che le considerano semplici macchine da riproduzione, come facevano gli uomini dell’età della pietra… L’uomo più moderno si comporta ancora come Adamo, con le sue inibizioni verso la donna… Devo ancora incontrarla, questa donna che vuole avere tanti bambini”.
“La Chiesa, in particolar modo la Chiesa Cattolica, ha fatto il possibile per convincere la donna che essa deve sottostare a ciò che ha ordinato Dio riguardo alla riproduzione. Ma forse ti interesserà sapere che fra le donne che si rivolgono a cliniche specializzate nel controllo delle nascite, le donne cattoliche, incuranti dell’autorità esercitata su di loro dal clero, rappresentano una percentuale molto alta”.
”La storia insegna che ogni classe oppressa ha ottenuto la sua liberazione dagli sfruttatori solo grazie alle sue stesse forze. È dunque necessario che la donna apprenda questa lezione, comprendendo che la sua libertà si realizzerà nella misura in cui avrà la forza di realizzarla”.

PHOOLAN DEVI
India 1957-2001: bandita

"Per fare qualcosa di diverso, non dovevo nascere donna in una famiglia povera".
Analfabeta, seconda di sei figli di cui 5 femmine, appartiene a una delle caste inferiori della società indiana; viene data in moglie a 11anni a un membro della polizia locale, un alcolista di 35 anni. L’uomo la picchia e la costringe a fargli da schiava, domestica e sessuale: le violenze su di lei continuano sia da parte di tutto il villaggio che da parte dei banditi thakur; il capo banda la violenta in pubblico e le impone di andare nuda a prendere l’acqua traversando tutto il paese.
Phoolan riesce a scappare. Torna nel villaggio nel 1981, dopo essere divenuta la Regina dei Banditi e si vendica: commette l’eccidio a sangue freddo di 22 membri della casta di proprietari terrieri dei Thakurs.
Si costitusce nel 1983 e resta in prigione per oltre 10 anni, con 70 capi d’ imputazione tra furti, omicidi e rapine; viene scarcerata per buona condotta nel 1994. Entra in politica, nel 1996 viene eletta al Parlamento federale nelle liste del partito regionale Samjwadi, che rappresenta le caste più basse. Viene assassinata nel 2001, ma ormai è diventata nell’immaginario di migliaia di persone la vendicatrice dei diritti violati dal sistema inumano delle caste indiane.

LUCIA SANCHEZ SAORNIL
Madrid 13/12/1895 – Valencia2/06/1970

Poetessa, anarchica spagnola, dichiaratamente gay, gioca un ruolo chiave nella guerra civile, diventando Segretaria Generale della Solidarietà Internazionale Antifascista. Pensa che prima e oltre alla rivoluzione anti-capitalista le donne debbano portare avanti la loro lotta di emancipazione: fonda con altre il gruppo “Mujeres Libres” per rendere realmente attive le compagne spagnole, in modo che prendano coscienza della loro importanza oltre le mura domestiche e abbiano gli strumenti adeguati per farlo.

VERA ZASULICH
Russia 1849- 1919: rivoluzionaria

Finite le scuole superiori si impegna politicamente entrando nel gruppo “terra e libertà”. Per liberare un suo co-militante, arrestato ingiustamente, spara a un agente, viene arrestata ma viene liberata dopo il processo. Al rilascio la polizia tenta ancora di arrestarla, ma riesce a scappare grazie all’aiuto della folla inferocita.
Nel 1883 con George Plekhanovand e Paul Axelrod forma il primo gruppo marxista russo: “liberazione dal lavoro”. Diviene un’attivista in Svizzera per il partito social democratico del lavoro. (SDLP). Combatte nella rivoluzione russa ma esce dalla vita politica del suo paese alla sconfitta della rivoluzione.


QIU JIN
Cina 1875 -1907: femminista

Dopo essersi sposata con due figli, molla tutto per andare a studiare in Giappone. Indossa abiti maschili e non nasconde le sue idee di sinistra. Tornata in Cina si batte per i diritti delle donne, per il loro consenso al matrimonio, per la loro educazione e soprattutto per l’abolizione di quella pratica barbara di fasciare loro i piedi strettamente. Insieme a un altra scrittrice dirige un giornale a Shangai e apre una scuola, che ufficialmente allena insegnanti di educazione fisica, in pratica è un addestramento militare per i nuovi rivoluzionari. Dopo un golpe fallito in cui è implicato un parente viene arrestata e torturata per 5 giorni, ma non rivela i suoi segreti: viene giustiziata nel suo paese natale. Tutt’ora a Shaoxing City è allestito un museo per quest’eroina cinese, che è diventata un simbolo nell’immaginario del popolo.

MIA
Roma, febbraio 2009:

Già ci menate e stuprate a mani nude. Volete anche armarvi?
Sono stanca, sono arrabbiata.
Sono irrimediabilmente sofferente.
Come sentirsi addosso le mani di chiunque, questo scrivere sulla mia pelle e su quella di tutte le altre parole che non mi appartengono, parole che raccontano una versione mistificata della realtà.
Sono stanca, delle menzogne, delle manipolazioni, delle interpretazioni, dei commenti, delle battute.
Sono schifata, dai giornalisti, dalle giornaliste, dai media, dagli opinionisti, dalla gente.
Se sento un’altra persona dire "gli immigrati stuprano le nostre donne" mi armo.
Sono stanca che mi si dica di cosa avere paura, sono stanca di essere usata come prova di quello di cui ci dicono di avere paura.
Sono stanca della favola dell’uomo nero.
Militarizzate ogni casa in cui una donna, quando il marito torna a casa, ha paura di non aver lucidato sufficientemente il pavimento.
Sono stanca, sono schifata. Sono incazzata.
Come sentirsi addosso le mani di chiunque, continuamente, bombardata, bersagliata, perseguitata da una tale valanga di cazzate da rimanere senza fiato.
Sembra impossibile, eppure è così, dobbiamo continuare a gridare forte, fortissimo.
La violenza non la fa la nazionalità, la violenza ce la fanno gli uomini.
Con il beneplacito di altri uomini, con il beneplacito di molte, troppe, donne.
Sono stanca, assediata, esausta.
Il gioco lo conosco. Lo stupro come l’emergenza rifiuti.
Eppure ci casco.
E mi incazzo.
E sono esausta.
E non voglio sentir parlare di sicurezza, non voglio sentir parlare di militarizzazione, non voglio sentir parlare di leggi, non voglio sentir parlare di galera.
Sono già sommersa da fin troppe cazzate.
Ammesso e non concesso che io possa accettare il concetto di detenzione, ammesso e non concesso, perché devo pensare che la certezza della pena inibisca il pensiero che la donna è qualcosa di cui servirsi come fosse un fastfood?
Ammesso e non concesso, quanto vale la mia vita? Quanto vale il mio corpo? 15 anni? L’ergastolo?
Quanto vale la mia serenità? Quanto vale il terrore? Quanto valgo?
Ammesso e non concesso.
Il problema sta altrove. Non certo nella quantificazione del delitto e nella certezza della pena.
E anche la soluzione sta altrove.
Ma sono stanca. Anche di me.