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08.03.09 Un microfono per tutte le donne del mondo

L’OTTO MARZO è una giornata di MEMORIA,
di LOTTA e di SOLIDARIETA’

Lo spazio sociale Porto Fluviale
apre le porte al dibattito tra donne:

UN MICROFONO PER TUTTE
le donne del mondo
per raccontare le nostre esperienze di vita

UNITE SAREMO PIU’ FORTI

domenica 8 marzo 2009


ore 17.00: un microfono per tutte
assemblea/dibattito
the marocchino e caffé africano


ore 20.00: musica e cena sociale multietnica
 

Spazio sociale Porto Fluviale
via del Porto Fluviale, 12 – Roma (vicino metro Piramide)

 

VIVA L’8 DI MARZO
GIORNATA DI LOTTA CONTRO LA VIOLENZA E PER LA DIGNITÀ DELLE DONNE

Noi donne autorganizzate che abitiamo nell’occupazione del Porto Fluviale, insieme ad altre, italiane e immigrate, vogliamo dare un saluto di lotta a tutte le donne nel nostro giorno.
Nel 1911 le operaie in sciopero di una fabbrica tessile di New York vennero chiuse dentro dagli sgherri del padrone, Venne appiccato il fuoco e 129 operaie morirono bruciate. Dieci anni dopo, nel 1921, il Congresso delle donne socialiste, su idea di Clara Zetkin e Alexandra Kollontai, propose che l’8 marzo diventasse una giornata internazionale di lotta per la liberazione delle donne. Da allora questo giorno in tutto il mondo è diventato un momento di incontro e di organizzazione, contro lo sfruttamento e la violenza, per raggiungere la vera emancipazione di tutte noi.
Purtroppo oggi, l’insostenibile violenza contro noi donne, da parte degli uomini, viene strumentalizzata dai mass media contro una comunità di immigrati, come quella dei romeni; tutto ciò alimenta un clima di odio, violenza e razzismo, contro tutto quello che è diverso, giustificando così tutte le iniziative che il governo di destra ha messo in marcia con il “pacchetto sicurezza”: come la militarizzazione delle città e le ronde nei quartieri, con il solo fine di colpire gli immigrati e le immigrate, che da anni abitano con le persone italiane nelle stessi quartieri e nelle case occupate, e toglierci il diritto a vivere con dignità.
Tutta questa campagna di odio, violenza e discriminazione, ha l’obiettivo di creare una divisione fra i lavoratori e le lavoratrici, immigrati e italiani, per poterci sfruttare meglio. Ciò serve a impedire una vera unità di classe, che ci permetta di organizzarci e lottare insieme per i nostri diritti.
Oggi sono tante le donne che hanno trovato il coraggio di denunciare le violenze che subiscono dentro le mura delle loro case, da parte dei loro partner, dei parenti, degli amici, dei fidanzati e nelle scuole, o nelle strade, da parte di sconosciuti, e non, come dicono loro, fatte solamente da immigrati. Questi sono fatti isolati che non rappresentano la stragrande maggioranza di coloro che vivono e lavorano in questo paese.
Le condizioni di vita di noi donne, casalinghe o salariate, sono peggiorate, e questo è un dato comune che interessa le masse femminili dell’intero globo. La vita per noi è destinata a diventare più dura, sia sul posto di lavoro, quando un lavoro lo si ha, sia quando lo si è perduto,con la precarizzazione; più dura in famiglia, là dove la schiavitù domestica, mai scomparsa, è aggravata dai tagli alla spesa sociale fatti dai governi di destra o di “sinistra”. Più dura nella società dove la mercificazione dei rapporti umani ha raggiunto livelli allucinanti che coinvolgono tutti, ma ricadono specialmente sulle donne (il 99% delle violenze, e di oltraggio sessuale, hanno come vittime le donne). Come se non bastasse, l’attacco della chiesa contro la legge sull’aborto vanifica anni di lotte e di conquiste delle donne.
Noi siamo convinte che i governi, sia di destra che di “sinistra”, se ne fregano delle donne stuprate, violentate, picchiate, segregate, costrette a prostituirsi, altrimenti avrebbero già preso misure contro lo stato di povertà, di disoccupazione, di miseria, di precarizzazione e contro i tagli alla spesa sociale, alla scuola, all’università, alle pensioni. Al contrario, i soldi che dovrebbero servire a questo vanno a finanziare le guerre ai paesi del Sud del mondo, i partiti politici, la burocrazia, la corruzione. Invece di soddisfare le esigenze dei lavoratori, delle lavoratrici e del popolo in generale, pretendono che la crisi che hanno provocato loro venga pagata da tutti e tutte noi.
La povertà e la violenza sono mali che ci accomunano nel Nord e nel Sud del mondo, per questo è importante l’invito all’unità di classe. Noi denunciamo che le politiche neoliberiste, mano nella mano con il patriarcato, mantengono da secoli la grande maggioranze delle donne in una condizione di inferiorità e di invisibilità, utilizzando i nostri corpi per vendere le loro merci. Pertanto una vera liberazione delle donne sarà possibile solo con il rovesciamento del sistema capitalista e di tutte le forme di oppressione (di sesso, di etnia, di religione, ecc.).

Contro la violenza sulle donne
Contro il razzismo, l’incomprensione e l’emarginazione
Nessuna ronda in nostro nome
La violenza sulle donne non dipende dal passaporto
Per la lotta, l’autodeterminazione e l’autorganizzazione

UNITE SAREMO PIÙ FORTI