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11/02/10 MAI PIU’ UN’ALTRA ROSARNO – RIBELLARSI E’ GIUSTO

Giovedì 11 a piazza SS Apostoli dalle 15:00 per chiedere al Prefetto di Roma e alle istituzioni locali di non dimenticare questa emergenza e attivare immediatamente tutte le procedure di regolarizzazione e di accoglienza
La rivolta dei lavoratori africani di Rosarno ha reso ancor più evidente la condizione di grave sfruttamento del lavoro nelle campagne italiane.
L’unica risposta del governo è stata quella della repressione e della deportazione di massa, lasciando di fatto i lavoratori privi di lavoro e di un posto dove risiedere. Una parte dei protagonisti della rivolta arrivati a Roma si è costituita nell’Assemblea dei Lavoratori Africani di Rosarno a Roma.
Le iniziative di mobilitazione costruite a Roma dalla rete delle associazioni antirazziste e delle comunità migranti, ritornano in piazza insieme ai lavoratori africani.
A seguito della conferenza stampa tenutasi a piazza S. Marco, dove i lavoratori africani di Rosarno presenti a Roma hanno denunciato le gravissime condizioni in cui versano con la richiesta di una immediata regolarizzazione e di una degna accoglienza, Giovedì 11 scenderemo insieme a piazza SS apostoli dalle 15:00 per chiedere al Prefetto di Roma e alle istituzioni locali di non dimenticare questa emergenza e attivare immediatamente tutte le procedure di regolarizzazione e di accoglienza.
Invitiamo tutti e tutte a mobilitarsi per chiedere alle istituzioni di garantire tutela e giustizia per i migranti di Rosarno.
Chiediamo al Prefetto di Roma di indire al più presto un tavolo con Comune Regione e Provincia per affrontare questo tema così delicato che riguarda la vita di questi lavoratori.
MAI PIU’ UN’ALTRA ROSARNO – RIBELLARSI E’ GIUSTO
RIVENDICARE DIRITTI E’ NECESSARIO

Assemblea dei lavoratori Africani di Rosarno a Roma

Rete Antirazzista Romana

I MANDARINI E LE OLIVE NON CADONO DAL CIELO

 

“Les mandarines et les olives ne tombent pas du ciel”

En ce jour, 31 janvier 2010, nous nous sommes reunìs pour constituire l’Assemblèe des Travailleurs Africains de Rosarno à Rome.
Nous sommes les travailleurs qui ont été obligè de quitter Rosarno, après avoir revendiqué leurs droits. Nous travaillions dans des conditions inhumaines.
On vivait dans des usines abandonnèes sans eau nì electricité.
Notre travail ètait mal payé.
On quittait les lieux où on dormait chaque matin à 6 heures pour ne rentrer que le soir à 20 heures pour 25 euro que ne finissaient pas tous dans nos poches.
Dès fois on ne reusissait meme pas après une journée de dur labeur à nous faire payer.
On rentrait les mains vides, le corps plié par la fatigue.
Nous etions depuis plusieurs annèes, objects de discriminations, d’exploitations et de harcélements de tous genres.
Nous etions exploitès le jour et chassès la nuit par les enfants de nos exploiteurs.
Nous ètions bastonès, harcelès, braquès comme des bêtes… enlevès, quelqu’un de nous est à jamais disparu.
On nous a tirè dessus, par jeu ou pour l’interèt de quelqu’un – nous avons continuèà travailler.
Avec le temps nous ètions devenus des cibles faciles. On en pouvait plus. Ceux qui n’ètaient pas blèssaient par des coups de feu ètaient blessès dans leur humaine dignitèe, dans leur orguiel d’ètre humain.
On en pouvait plus d’attendre une aide qui ne serait jamais arrivèe parce que nous sommes invisibles, on n’existe pas pour les autoritèe de ce pays.
Nous nous sommes fait voir, nous sommes descendus dans la rue pour crier notre existence.
Les gens ne voulaient pas nous voir. Comment quelqu’un qui n’existe pas peut manifester?
Les autoritès et les forces de l’ordre sont arrivèes et ils nous ont dèportè de la ville parce que nous n’ètions plus en securitè. Les gens de Rosarno se sont mis à nous chasser, à nous lyncher cette fois-çi organisès en vraies et propres èquipes de chasse à l’homme.
Nous avons été enfermès dans des centres de detention pour immigrès. Beaucoup y sont encore, d’autres sont retournès en Afrique, autres èparpillès dans certaines villes du Sud.
Nous, nous sommes à Rome. Aujourd’hui nous sommes sans travail, sans un lieu où dormir, sans nos bagages, nos salaries encore impayès entre les mains de nos exploiteurs.
Nous disons que nous sommes des acteurs del a vie èconomique de ce pays duquel les autoritèes ne veulent ni nous voir ni nous entendre. Les mandarines , les olives et les oranges ne tombent pas du ciel. Ce sont des mains qui les cueillent.
Nous avions rèussi à trouver un travail qu’on a perdu parce que tout simplement on a demandè d’ètre traitè comme des ètres humains. Nous ne sommes pas venus en Italie pour faire les touristes. Notre travail et notre sueur servent à l’Italie comme ils servent à nos familles qui ont placè beaucoup d’espoir en nous.

On demande aux autoritès de ce pays de nous voir et d’entendre nos requètes:

– Nous demandons que le permis de sèjour pour motif humanitaire concèdè aux 11 africains blessès a Rosarno soit conceder aussi à nous tous victimes d’exploitations et de notre condition irrèguliere qui nous a laissè sans travail, abandonnès et oubliès dans la rue.

– Nous voulons que le gouvernement de ce pays prenne ses responsabilitèes et nous garantisse la possibiltè de travailler dignement.

l’Assemblèe des travailleurs africains de Rosarno à Roma
 
 
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“I mandarini e le olive non cadono dal cielo”

In data 31 gennaio 2010 ci siamo riuniti per costituire l’Assemblea dei lavoratori Africani di Rosarno a Roma.
Siamo i lavoratori che sono stati obbligati a lasciare Rosarno dopo aver rivendicato i nostri diritti. Lavoravamo in condizioni disumane.
Vivevamo in fabbriche abbandonate, senza acqua né elettricità.
Il nostro lavoro era sottopagato.
Lasciavamo I luoghi dove dormivamo ogni mattina alle 6.00 per rientrarci solo la sera alle 20.00 per 25 euro che non finivano nemmeno tutti nelle nostre tasche.
A volte non riuscivamo nemmeno, dopo una giornata di duro lavoro, a farci pagare.
Ritornavamo con le mani vuote e il corpo piegato dalla fatica.
Eravamo, da molti anni, oggetto di discriminazione, sfruttamento e minacce di tutti i generi.
Eravamo sfruttati di giorno e cacciati, di notte, dai figli dei nostri sfruttatori.
Eravamo bastonati, minacciati, braccati come le bestie… prelevati, qualcuno è sparito per sempre.
Ci hanno sparato addosso, per gioco o per l’interesse di qualcuno. Abbiamo continuato a lavorare.
Con il tempo eravamo divenuti facili bersagli. Non ne potevamo più. Coloro che non erano feriti da proiettili, erano feriti nella loro dignità umana, nel loro orgoglio di esseri umani.
Non potevamo più attendere un aiuto che non sarebbe mai arrivato perché siamo invisibili, non esistiamo per le autorità di questo paese.
Ci siamo fatti vedere, siamo scesi per strada per gridare la nostra esistenza.
La gente non voleva vederci. Come può manifestare qualcuno che non esiste?
Le autorità e le forze dell’ordine sono arrivate e ci hanno deportati dalla città perché non eravamo più al sicuro. Gli abitanti di Rosarno si sono messi a darci la caccia, a linciarci, questa volta organizzati in vere e proprie squadre di caccia all’uomo.
Siamo stati rinchiusi nei centri di detenzione per immigrati. Molti di noi ci sono ancora, altri sono tornati in Africa, altri sono sparpagliati nelle città del Sud.
Noi siamo a Roma. Oggi ci ritroviamo senza lavoro, senza un posto dove dormire, senza I nostri bagagli e con I salari ancora non pagati nelle mani dei nostri sfruttatori.
Noi diciamo di essere degli attori della vita economica di questo paese, le cui autorità non vogliono né vederci né ascoltarci. I mandarini, le olive, le arance non cadono dal cielo. Sono delle mani che li raccolgono.
Eravamo riusciti a trovare un lavoro che abbiamo perduto semplicemente perché abbiamo domandato di essere trattati come esseri umani. Non siamo venuti in Italia per fare i turisti. Il nostro lavoro e il nostro sudore serve all’Italia come serve alle nostre famiglie che hanno riposto in noi molte speranze.

Domandiamo alle autorità di questo paese di incontrarci e di ascoltare le nostre richieste:

– Domandiamo che il permesso di soggiorno concesso per motive umanitari agli 11 africani feriti a Rosarno, sia accordato anche a tutti noi, vittime dello sfruttamento e della nostra condizione irregolare che ci ha lasciato senza lavoro, abbandonati e dimenticati per strada.

– Vogliamo che il governo di questo paese si assuma le sue responsabilità e ci garantisca la possibilità di lavorare con dignità.

L’Assemblea dei Lavoratori Africani di Rosarno a Roma

 

21/12/2010 GENERAZIONE DUEPUNTOZERO @ loa acrobax

giovedì 21 gennaio 2010
LOA Acrobax e RAP_Gruppo Inchiesta

presentano

Una piccola pubblicazione di fumetti e testi che racconta e raccoglie storie, immagini e ritmi della cosiddetta seconda generazione migrante e non solo. Un progetto che parte dal segno +, dal positivo che nelle scuole e nella città i giovani sono in grado di produrre. Una nuova generazione, quindi, DUEPUNTOZERO, meticcia per natura, colorata, piena di differenze, ricca. Per valorizzare i naturali meccanismi di integrazione sociale, cooperazione, socialità, scambio e denunciare invece quei comportamenti che parlano la lingua inaccettabile del razzismo e dell’intolleranza.

h.18.30 presentazione di Generazione DUEPUNTOZERO con proiezione delle tavole di Erre-Push e Zerocalcare e lettura performativa dei racconti. A seguire dibattito.

h.20.00 aperitivo-cena

h.21.30 proiezione del film documentario In Between. Nove sguardi sulla scena europea: Genova, Berlino, Barcellona, Madrid, Lisbona, Metz, Porto, Utrecht, Roma. Nove sguardi sulla vita, i progetti e le scelte delle cosiddette seconde generazioni di migranti in Europa.

h.22.30 selezioni musicali a cura di DJ Yonas Aka 10 Volts

 
LOA ACRObax, via della vasca navale 6 (M S.paolo)
Daje! Dale! Jalla! Allez! Daje! Dale! Jalla! Allez! Daje! Dale! Jalla! Allez! Daje!

 

12/01/2010 ROSARNO: SIT-IN AL SENATO

 
 
troppa (in)tolleranza, nessun diritto

a pochi giorni dai fatti vergognosi di rosarno e contro il pugno duro del governo che ordina espulsioni di massa, ma vero responsabile di quanto accaduto:
 
ARANCE INSANGUINATE AL SENATO
 
durante l’audizione del ministro dell’interno maroni al senato oggi martedì 12 gennaio, le associazioni antirazziste e le comunità migranti di roma saranno al senato a ribadire la solidarieta’ con i migranti di rosarno:
 

    * contro la clandestinità, il lavoro nero e lo sfruttamento nei campi agricoli
    * per il permesso di soggiorno per quanti sfruttati e ridotti in schiavitù
    * per la riapertura della regolarizzazione dei migranti sans papiers
    * per un piano concreto di accoglienza

 
sit-in al senato
piazza navona
martedì 12 gennaio
ore 16.30

 

UN MONDO DI FRONTIERA

r.a.p-gruppo inkiesta-collettivo fuorilegge-assemblea permanente di architettura

presentano

UN MONDO DI FRONTIERA

1 e 4 Dicembre 2009

 

nessuno è illegale 

1 Dicembre-facoltà di giurisprudenza Roma3

ore 16:00-Aula 9

incontro/dibattito sulle politiche migratorie e sul reato di clandestinità

intervengono:

Dott.ssa Rigo, ricercatrice di filosofia del diritto

Dott. Piva, ricercatore di diritto penale

avv. Federico Bianco carracci, sportello migranti

avv.Luca Santini, esperto in diritto dei migranti

 

foto

 

 

C.I.E

luoghi di detenzione e controllo sociale

4 dicembre facoltà di Archiettura Roma3

via Aldo Manuzio, 72 

ore 14:30

proiezione del documentario "come un uomo sulla terra"

a seguire assemblea e aperitivo sociale con sound system

a finanziamento dello sportello di assistenza legale

 

 

25/11/09 Presidio itinerante verso il Cie di Ponte Galeria

 

MERCOLEDÌ 25 NOVEMBRE 2009
GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

PRESIDIO ITINERANTE DI DONNE,
FEMMINISTE E LESBICHE, MIGRANTI E AUTOCTONE,
VERSO IL CIE DI PONTE GALERIA

alle 16:00: appuntamento alla stazione Ostiense
per un volantinaggio sul treno che porta verso il Cie

dalle 17:00: presidio davanti al Cie di Ponte Galeria
(via Gaetano Rolli Lorenzini angolo via Cesare Chiodi)
musica e parole, voci, denunce e testimonianze di femministe e lesbiche

 
NELLA TUA CITTÀ C’È UN LAGER
È IL CIE (centro di identificazione ed espulsione) DI PONTE GALERIA

NOI NON SIAMO COMPLICI!

SIAMO TUTTE CON JOY
LA DONNA CHE HA DENUNCIATO IL TENTATIVO DI STUPRO
DA PARTE DEL SUO CARCERIERE NEL CIE DI MILANO

NON VOGLIAMO ESSERE COMPLICI
DI UNA VIOLENZA LEGALIZZATA

NON VOGLIAMO ESSERE COMPLICI
DI UNA LEGGE RAZZISTA FATTA IN NOME DELLE DONNE

NON VOGLIAMO ESSERE COMPLICI
DI UN SISTEMA CHE CONSIDERA LE PERSONE IMMIGRATE
COME DEI CRIMINALI SOLO PERCHÉ NON HANNO I DOCUMENTI

NON C’È RISPOSTA ALLA VIOLENZA CHE NON SIA AUTODETERMINAZIONE:
L’AUTODETERMINAZIONE DI UNA È L’AUTODETERMINAZIONE DI TUTTE

CONTRO LA VIOLENZA SESSISTA E RAZZISTA,
NOI SIAMO TUTTE CON JOY E HELLEN!

http://noinonsiamocomplici.noblogs.org

 

 

Nella tua città c’è un lager. Alle porte di Roma, tra il Parco Leonardo e la Fiera di Roma, c’è il centro di identificazione ed espulsione (Cie, ex Cpt) di Ponte Galeria, dove vengono rinchiuse, in condizioni disumane, le persone immigrate prive di documenti o che hanno perso il lavoro. Con l’approvazione del “pacchetto sicurezza” e il prolungamento della detenzione fino a sei mesi, lo stato vorrebbe privare le persone immigrate di ogni dignità e costringerle a vivere in un regime di violenza quotidiana e legalizzata. Nel corso dell’estate, sono scoppiate numerose rivolte, da Lampedusa a Gradisca. Noi ci sentiamo vicine e vogliamo sostenere le lotte delle recluse e dei reclusi contro questi “lager della democrazia”. In particolare vogliamo farvi conoscere la forza e l’autodeterminazione di Joy.

Martedì 13 ottobre si è chiuso il processo di primo grado contro i reclusi e le recluse accusate dalla Croce Rossa di aver dato vita, ad agosto, alla rivolta contro l’approvazione del pacchetto sicurezza nel Cie di via Corelli a Milano. Nel corso del processo una di queste donne, Joy, ha denunciato in aula di aver subito un tentativo di stupro da parte dell’ispettore-capo di polizia Vittorio Addesso e di essersi salvata solo grazie all’aiuto della sua compagna di cella, Hellen. Inoltre, entrambe hanno raccontato che, durante la rivolta, con altre recluse, sono state trascinate seminude in una stanza senza telecamere, ammanettate e fatte inginocchiare, per essere poi picchiate selvaggiamente prima di essere portate in carcere. Dopo essere state condannate a sei mesi di carcere per la rivolta, ora Joy e Hellen rischiano un processo per calunnia, per aver denunciato la violenza subita.

Sappiamo bene che questo non è un caso isolato: i ricatti sessuali, le molestie, le violenze e gli stupri sono una realtà che le donne migranti subiscono quotidianamente nei Cie, ma le loro voci sono ridotte al silenzio perché i guardiani, protetti dalla complicità della croce rossa, in quanto rappresentanti dell’istituzione, si sentono liberi di abusare delle recluse.

Sappiamo bene quanto sia aggravante essere prigioniera e donna: la violenza che si consuma nei luoghi di detenzione ad opera dei carcerieri, che viene sistematicamente occultata, si manifesta anche e soprattutto attraverso forme di violenza sessuale sulle prigioniere donne: perchè la violenza maschile sulle donne è un fatto culturale, e si basa sulla sopraffazione che sfocia nell’abuso del corpo e nell’offesa della mente.

Per questo pensiamo che sia importante sostenere Joy e Hellen, assieme a tutte le migranti che hanno avuto – e che avranno in futuro – il coraggio di ribellarsi ai loro carcerieri.

Per questo il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, assieme ad altre compagne femministe e lesbiche che si stanno mobilitando in diverse città, saremo a Ponte Galeria. Per affermare che noi non vogliamo essere complici, né delle campagne mediatiche costruite sull’equazione razzista “clandestino uguale stupratore”, né delle leggi razziste, securitarie e repressive varate in nostro nome; per gridare che tutti i centri di detenzione per migranti devono essere chiusi; per dire che rifiutiamo ogni forma di controllo e ogni tentativo di usare i nostri corpi per giustificare gli stereotipi e le violenze razziste e sessiste.

Ma soprattutto saremo lì per esprimere la nostra solidarietà a tutte le recluse e i reclusi nei Cie e per far sentire a Joy e Hellen che non sono sole, che il loro gesto rappresenta un atto estremamente significativo di resistenza e di autodeterminazione, che rovescia il ruolo di vittima assegnato alle donne immigrate, dando forza a tutte le lotte e i percorsi contro la violenza sulle donne, dentro e fuori dai Cie.

 

20/11/09 Solidarietà coi reclusi e le recluse del Cie di Ponte Galeria

L’assemblea cittadina che si è tenuta mercoledì 18 novembre all’ex Snia ha deciso di lanciare una mobilitazione di fronte all’ingresso principale dell’ospedale Forlanini, dove è ricoverato Faid, il recluso di Ponte Galeria che si credeva morto e sulle cui condizioni non si riesce a fare luce.

VENERDI’ 20 NOVEMBRE – ORE 17.00
APPUNTAMENTO DAVANTI ALL’OSPEDALE FORLANINI
p.zza Carlo Forlanini, Roma
in solidarietà con Faid
e con i relcusi e le recluse del Cie di Ponte Galeria

Libertà per tutte e tutti
Contro tutte le gabbie
Chiudere i lager di stato, chiudere i CIE!
Nella tua città c’è un lager!
Chiudiamo il CIE di Ponte Galeria!

 

LO STATO UCCIDE: NEI CIE, NELLE GALERE, NELLE QUESTURE
I suoi servi negano, insabbiano, nascondono

C’è tensione nel CIE di Ponte Galeria. Da quando i reclusi non hanno più notizie di un loro compagno, di nome FAID, che nella notte tra venerdì 13 e sabato 14 novembre è stato portato all’ospedale per problemi cardiovascolari. Sembra che l’uomo lamentasse dolori da giorni e che dopo l’ennesima richiesta di soccorso l’abbiamo ricoverato all’ospedale S.Camillo. Già da domenica si era diffusa dentro al CIE la voce che FAID fosse morto ancor prima di arrivare all’ospedale, notizia che era stata confermata anche da un avvocato in contatto con due reclusi, mentre la Croce Rossa, davanti alle domande dei solidali e dei reclusi, ha continuato a negare tutto, come al solito, rifiutandosi di fornire informazioni sulle sue condizioni di salute e sul motivo del suo ricovero.

All’alba di domenica 15 novembre, invece, un altro recluso tunisino, di nome MOHAMED BACHIR, è stato ricoverato all’ospedale Forlanini perché probabilmente affetto da influenza A. E’ quanto hanno ipotizzato i reclusi ascoltando i crocerossini che l’hanno prelevato e che infatti indossavano mascherine su viso e naso. La cosa ha ovviamente diffuso il panico tra i reclusi all’interno del centro, che sono rimasti a contatto per giorni con il virus, al freddo, in spazi angusti e senza alcuna precauzione. A Ponte Galeria infatti dall’inizio dell’inverno non funziona il riscaldamento e l’acqua calda sembra sia tornata in funzione solo da qualche giorno.

Solo oggi, martedì 17 novembre, apprendiamo che FAID è ancora ricoverato in ospedale in seguito a un’ischemia cerebrale e che fortunatamente, a quanto pare, non sarebbe in pericolo di vita, mentre BACHIR è riuscito a scappare dall’ospedale, ma non ci è dato sapere se sia davvero affetto da influenza A, né se vi sia un reale rischio di contagio all’interno del centro.

Tutto questo non fa altro che mettere nuovamente in risalto la complicità dei crocerossini nella gestione di questi lager e nello stendere un velo d’omertà e di silenzio su quanto succede al loro interno. Insabbiare e negare – che si tratti di torture, stupri o violenze – è quanto fanno la Croce Rossa e chi gestisce questi centri, complici di militari, governi e servi al loro seguito. Diffondere paura – dell’immigrato, del diverso, dell’emarginato – e sventolare il mito della sicurezza è quanto fa lo Stato per legittimare questi lager. La loro panacea è sempre la stessa: repressione e reclusione.

Così, per il silenzio che si stende sulla situazione di FAID e di BACHIR, per protestare contro le condizioni che si vivono in questi lager e contro il prolungamento a sei mesi della detenzione, buona parte dei reclusi della sezione maschile domenica scorsa è entrata in sciopero della fame. Anche se da ieri sera lo sciopero è stato sospeso, da dentro ci chiedono di mobilitarci dall’esterno, visto che loro la lotta la stanno già portando avanti, come ogni giorno, per la libertà.

ASSEMBLEA PUBBLICA
Mercoledì 18 novembre ore 18.00 all’EX SNIA, in via prenestina 173
PER ORGANIZZARE INIZIATIVE DI SOLIDARIETA’
CON I RECLUSI E LE RECLUSE

sit-in-contro pacchetto sicurezza-senato 19-01-09

foto del sit infoto del sit infoto del sit infoto del sit infoto del sit infoto del sit infoto del sit infoto del sit infoto del sit infoto del sit infoto del sit infoto del sit infoto del sit infoto del sit in

foto manifestazione nazionale antirazzista 17 ottobre 2009

ALL REDS vs Pacchetto Sicurezza

Durante il corteo del 31/01/09 contro il Pacchetto Sicurezza e la paura, gli ALL REDS giocano in piazza, mentre le guardie schierate assistono in tenuta antisommossa….