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R.A.P

R.A.P.

GRUPPO INCHIESTA

Il gruppo inchiesta R.A.P. nasce a Roma nei primi mesi del 2008. Siamo un gruppo eterogeneo di soggetti attivi nella città in numerose battaglie e percorsi: dalla lotta per la casa, all’autogestione degli spazi occupati, dall’autoproduzione video e musicale all’antifascismo e all’antisessismo…

Ci siamo incontrati a partire dall’esperienza di  lotta e di convivenza interculturale che anima le occupazioni e le iniziative del Coordinamento cittadino di lotta per la casa a Roma. La composizione dell’emergenza abitativa e il tessuto delle occupazioni si è infatti trasformato in questi anni. L’ambiente delle occupazioni è oggi caratterizzato da una fortissima presenza di persone, ragazzi  e ragazze, bambini con provenienze geografiche e/o culturali estremamente differenti. La convivenza interculturale che anima la vita delle case occupate e la lotta del Movimento nella città di Roma è certamente un elemento prezioso, che stimola a considerare proprio questi spazi liberati come uno dei luoghi privilegiati in cui intervenire, consapevoli che l’intera città ha bisogno di essere coinvolta in questo dibattito e in questo processo.

Negli ultimi anni, infatti, i profili culturali e la composizione sociale della cittadinanza si sono trasformati in maniera radicale, anche in seguito ai nuovi flussi migratori che hanno reso ancora più composito e stratificato il corpo sociale del nostro paese e delle nostre città. Questa trasformazione è una questione ancora aperta nel nostro Paese che, a differenza di altri contesti Europei come la Francia, la Germania, la Spagna o i paesi nordici come la Gran Bretagna, sta vivendo e affrontando oggi questo cambiamento. Dalla legge Turco-Napolitano alla Bossi-Fini, fino al recentissimo Pacchetto Sicurezza varato dal Governo Berlusconi, i flussi migratori prodotti dal nuovo modello economico globale sono stati trattati solo come un problema: il “problema dell’immigrazione”, un problema praticamente di ordine pubblico. I CPT lager sono stati per troppi anni l’emblema di queste politiche vigliacche, mentre nelle città e nei territori la società nei fatti si arricchiva della nuova presenza migrante e soprattutto il nuovo modello di produzione divorava nuove braccia da dare in pasto al lavoro nero. I migranti solo come un problema, mai come una risorsa.

Noi rifiutiamo tutto questo, mentre sentiamo forte l’esigenza di affrontare e di capire veramente questa trasformazione, e di farlo insieme.
Per questo stiamo cercando di avviare un dibattito sulla condizione migrante, sulla libertà di movimento e sulla necessità di ripensarci diversamente italiane/i.

Attivazione del pensiero

Abbiamo messo al centro del nostro percorso la partecipazione e l’orizzontalità; la necessità di ridefinire un linguaggio che non ci rappresenta e di crearne uno comune; la voglia di accrescere le nostre consapevolezze e di trovare i meccanismi per scardinare il sistema che ci ruba la vita. Anche attraverso strumenti come quello dell’inchiesta, utili per costruire nuovi linguaggi, per darci nuovi strumenti di comprensione del presente, per diffondere l’importanza di costruire una società in cui anche il rispetto, l’antifascismo e l’antirazzismo siano valori fondanti della convivenza.
L’elemento fondamentale che ci caratterizza è il metodo: ci siamo strette/i prima di tutto intorno a un modo di fare inchiesta che rifiuta la tradizionale distinzione fra chi conduce l’inchiesta e chi viene "inchiestata/o". Perché noi siamo allo stesso tempo il soggetto e l’oggetto della nostra inchiesta.
Siamo occupanti del coordinamento e singole/i compagne/i, siamo native/i e immigrati/e (di prima e seconda generazione), che usano lo strumento dell’autonarrazione per costruire insieme uno spazio eterogeneo in cui ognuna/o delle/i partecipanti possa esprimere le proprie motivazioni, necessità e desideri.

Siamo partiti insieme dal fatto che i termini "italiano" e "migrante" non ci rappresentano: non colgono la complessità del nostro stare nel mondo, perché ripropongono la solita distinzione etnocentrica tra "noi" e "loro". Noi non vogliamo essere marocchine/i, peruviane/i, o italiane/i, perché non crediamo nell’identificazione delle persone con uno stato-nazione. Vogliamo costruire invece una pratica politica in cui in un "noi" siano compresi coloro che vengono sfruttate/i, e nel "loro" coloro che ci sfruttano. La convivenza nelle occupazioni e nei percorsi di lotta ci permette spesso di riconoscere le differenze e di valorizzarle, per rafforzare il nostro senso di appartenenza non allo stato o alla comunità di origine, ma a quella dell’occupazione, del movimento, delle lotte che ci accomunano.
A partire da questi ragionamenti abbiamo proposto una serie di incontri nelle diverse occupazioni del Coordinamento, affrontando collettivamente il tema del viaggio, della migrazione, del ritorno, strettamente connessi al triste binomio legalità/illegalità. Il patrimonio di racconti, di storie, di esperienze, di analisi e ragionamenti prodotto da questi incontri ha contribuito a rafforzare il nostro percorso e sta arrichhendo il nostro vocabolario giorno dopo giorno.

Attivazione

Negli ultimi mesi politici e media non sanno più come nascondere e mistificare l’ondata di xenofobia e razzismo che sta percorrendo l’Italia, destando sdegno in tutta Europa. Un odio cieco per la diversità, a colpi di ronde "spontanee" e di linciaggi collettivi contro rom, migranti, lesbiche, gay, transessuali, prostitute, "rossi". L’Italia sembra accorgersi solo oggi di essere un paese razzista. E il governo Berlusconi risponde militarizzando le città e varando nuove leggi che colpiscono e limitano la libertà di tutte e tutti, accanendosi soprattutto nella criminalizzazione e nella repressione indiscriminata delle/i migranti. La paura è diventato sempre più uno dei modelli di gestione della società e della socialità da parte del potere. Una paura cieca, che acceca. Fino ad uccidere.
L’ultima vittima: un ragazzo, Abba, a Milano, per una presunta scatola di biscotti rubata. Solo perché Abba era nero.

Perciò la prima iniziativa concreta del gruppo inchiesta è stata la diffusione di un vademecum in quattro lingue, che fornisce le informazioni e gli strumenti per difendersi dalle nuove norme in materia di sicurezza e immigrazione. L’obiettivo è di costruire consapevolezza per raccogliere forza e di sviluppare pratiche trasversali di auto-tutela per incamminarci verso una società che garantisca uguali diritti a tutte e tutti, dando una prospettiva concreta alle lotte sociali.